Mercoledì XXXII Settimana del Tempo ordinario
Sap 6,1-11 Sal 81 Lc 17,11-19
San Giosafat vescovo e martire
“I pastori se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com’era stato detto loro” (Lc 2,20)
Il libro della Sapienza ci dice che “Dio provvede a tutti in egual modo”. Tuttavia mostra una speciale predilezione per i poveri. Mentre con coloro “che stanno in alto” è molto esigente, con gli orgogliosi e i dominatori, che usano male il loro potere, diventa severo. Anche nel vangelo di oggi Gesù si mette dalla parte di chi è ai margini ma è capace di dire “grazie”. “Rendere gloria a Dio” è l’espressione dell’uomo che stupisce davanti alla sua grandezza e bontà, che riconosce Colui che è Signore del cielo e della terra. Il gesto del prostrarsi ne è un segno. In questo episodio sorprende che colui che torna a “lodare Dio a gran voce” sia un uomo samaritano. Questo popolo è citato in Luca per non aver accolto Gesù nel suo territorio. Ma proprio uno di loro viene portato ad esempio dal Signore per la sua fede: non solo fiducia nella sua capacità di guarire, ma certezza di essere davanti alla presenza viva del Dio che salva.
Dalle Ammonizioni (FF 156)
Dice l’Apostolo: «La lettera uccide, lo Spirito invece dà vita». Sono uccisi dalla lettera coloro che desiderano sapere unicamente le sole parole, per essere ritenuti più sapienti in mezzo agli altri (…) Sono invece vivificati dallo spirito della divina Scrittura coloro che ogni scienza, che sanno e desiderano sapere, non l’attribuiscono al proprio io carnale, ma la restituiscono con la parola e con l’esempio all’altissimo Signore Dio, al quale appartiene ogni bene.
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