Mercoledì XXIX Settimana del Tempo ordinario
Rm 6,12-18 Sal 123 Lc 12,39-48
“In verità, in verità io vi dico: se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto” (Gv 12,24)
A differenza del padrone che tutti aspettano, oggi il vangelo introduce la figura di un ladro inatteso che scassina e ruba. Poi Gesù parla di un economo: qui non si tratta di tenersi pronti nell’attesa, ma di amministrare i beni con responsabilità fedele e intelligente. Ma, ad un tratto, lo stesso personaggio cambia atteggiamento e diventa un impostore: approfitta dell’autorità, datagli con fiducia, per fare i suoi comodi. Tra questi personaggi e atteggiamenti che il Signore descrive, traspare la sua relazione con i discepoli. Il cuore del discorso è il suo ritorno glorioso. In questo movimento di attese, fiducia, partenze, ritorni, ciò che stupisce sono i cambiamenti. Come l’amministratore buono diventa cattivo, così il Signore, figlio di Dio, diventa servo. Questo insegnamento Gesù lo offre mentre sta camminando davanti ai discepoli verso Gerusalemme, per donare la sua vita. E lì, morendo sulla croce e risorgendo a vita nuova, “servirà” a noi la salvezza.
Dalla Vita prima di Tommaso da Celano [FF 466] La aspirazione più alta di Francesco, il suo desiderio dominante, la sua volontà più ferma era di osservare perfettamente e sempre il santo Vangelo e di imitare fedelmente con tutta la vigilanza, con tutto l’impegno, con tutto lo slancio dell’anima e del cuore la dottrina e gli esempi del Signore nostro Gesù Cristo.
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