Martedì XVIII Settimana del Tempo Ordinario
Nm 12,1-13 Sal 50 Mt 14,22-36
“Tu sei mio aiuto e mio liberatore: Signore, non tardare” (Sal 69,2.6)
I discepoli hanno assistito alla moltiplicazione dei pani, e ora, Gesù si presenta con il nome di Dio rivelato a Mosè dicendo “Io sono”. Di fronte a questo progressivo rivelarsi di Gesù come il Figlio di Dio, è audace la richiesta di Pietro: «Signore, se sei tu, comandami di venire verso di te sulle acque». Significa chiedere di avere lo stesso potere di Gesù di dominare le acque, segno del male e della morte. E Gesù risponde: «Vieni», dando prova del suo amore paziente. Attraverso questa esperienza, infatti, Pietro può misurarsi con la sua piccolezza e fare i conti con sé stesso. Bastano pochi passi perché la paura prenda il sopravvento e la domanda temeraria si trasformi in grido di aiuto: «Signore, salvami!». Pietro può così riconoscere che lui da solo non può nulla, e ha sempre bisogno che Gesù gli tenda la mano.
Dai Fioretti [FF 1915]
Quando io dicevo: «Chi sei tu, o dolcissimo Dio mio?», io ero in lume di contemplazione, nel quale vedevo l’abisso dell’infinita bontà e sapienza e potenza di Dio; e quando io dicevo: «Chi sono io?» io ero in lume di contemplazione, nel quale vedevo il profondo lacrimoso della mia viltà e miseria, e perciò dicevo: «Chi sei tu, Signore d’infinita bontà e sapienza e potenza, che ti degni di visitare me?».
Lascia un commento
Devi eseguire il login per commentare.