Martedì XVII Settimana Tempo Ordinario
1Gv 4,7-16 Sal 34 Gv 11,19-27
Santi Marta, Maria e Lazzaro, Memoria
«Questa è la vita eterna: che conoscano te, l’unico vero Dio, e colui che hai mandato, Gesù Cristo» (Gv 17,3)
“So che mio fratello risorgerà”. Marta sta comprendendo le parole di Gesù nell’unico modo che la sua fede giudaica le consente di fare: suo fratello, morto da quattro giorni, parteciperà alla risurrezione dei giusti nell’ultimo giorno. Ma Gesù l’accompagna ad un passaggio decisivo: le dice di essere Lui stesso – al presente – la risurrezione. Lui, l’amico di famiglia a cui vogliono così bene, è Colui che può dire: svegliati o tu che dormi, risorgi dai morti (cfr. Ef 5,14). Credere in Lui in questo modo nuovo è la condizione necessaria perché la morte del corpo non sia l’ultima parola. Gesù, però, non le sta chiedendo un’adesione formale, un consenso servile alla divinità. Ma le propone un cambiamento interiore, pur rimanendo in quella relazione di fiducia ed amicizia che già esisteva tra loro. Marta fa un salto nella fede, e questa fiducia totale è il terreno buono per il prodigio che poco dopo vedrà, con la risurrezione del fratello Lazzaro.
Dalla prima Lettera di Santa Chiara ad Agnese [FF 2892]
Ecco, è ormai chiaro che per la grazia di Dio la più degna tra le creature, l’anima dell’uomo fedele, è più grande del cielo, poiché i cieli con tutte le altre creature non possono contenere il Creatore, mentre la sola anima fedele è sua dimora e sede, e ciò soltanto grazie alla carità di cui gli empi sono privi, come afferma la Verità stessa: Chi mi ama sarà amato dal Padre mio, e io lo amerò, e verremo a lui e faremo dimora presso di lui.
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