Mercoledì II settimana di Avvento
Is 40,25-31 Sal 102 Mt 11,28-30
“Quanti sperano nel Signore riacquistano forza, mettono ali come aquile, corrono senza affannarsi, camminano senza stancarsi” (Is 40,31)
Al tempo di Gesù, i rabbini invitavano coloro che erano privi di istruzione a mettersi alla loro scuola, per renderli sapienti attraverso lo studio. Gesù invece, invita coloro che sono stanchi di portare pesi inutili per offrire loro riposo. La parola “riposo” qui usata indica ciò che si ottiene attraverso l’acquisizione della sapienza. Prendere il giogo di Gesù significa imparare da lui. Non si tratta di studiare ma di porsi alla sua sequela, di farsi suoi imitatori alla scuola della mitezza e dell’umiltà.
Seguire il Signore è riposante perché, come insegna Isaia, Egli non è solo il Creatore onnipotente, che dispiega le stelle e con la sua forza le chiama tutte a loro posto. Colui che è insondabile nella sua intelligenza, dà forza allo stanco e moltiplica il vigore a chi è senza forze. In Gesù, servo obbediente, Dio si nasconde ai potenti e si rivela vicino a chi è disposto a imparare da Lui.
Dalla Lettera a tutto l’Ordine (FF 221)
Tutta l’umanità trepidi, l’universo intero tremi e il cielo esulti, quando sull’altare, nella mano del sacerdote, si rende presente Cristo, il Figlio del Dio vivo. O ammirabile altezza e degnazione stupenda! O umiltà sublime! O sublimità umile, che il Signore dell’universo, Dio e Figlio di Dio, così si umili da nascondersi, per la nostra salvezza, sotto poca apparenza di pane! Guardate, fratelli, l’umiltà di Dio, ed aprite davanti a lui i vostri cuori.
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