Venerdì XXXII Settimana del Tempo ordinario
Sap 13,1–9 Sal 18 Lc 17, 26-37
“Davvero vani per natura tutti gli uomini che, dai beni visibili, non furono capaci di riconoscere colui che è” (Sap 13,1) Attraverso le vicende di Noè e di Lot, Gesù vuole sottolineare l’imprevedibilità del giorno del Signore, il rischio di venirne sorpresi all’improvviso. “Mangiavano, bevevano, prendevano moglie”: i verbi posti all’imperfetto, nella Bibbia vogliono sempre indicare azioni che durano nel tempo. Come dire: continuavano a mangiare, a bere… Gesù qui pone l’accento sul rischio di vivere le realtà normali della vita – positive in sé – dimenticando il respiro dell’eternità. È possibile che i legami familiari, il lavoro, il possesso dei beni, diventino l’unico orizzonte nel quale si muove l’esistenza. Il libro della Sapienza ci ricorda che spesso l’uomo si lascia affascinare dalle realtà del mondo, trasformandole in un idolo. La Parola dunque ci esorta oggi a benedire la vita: proprio quando la sua bellezza, potenza ed energia ci attraggono, rendiamo grazie e attacchiamo il cuore a chi della vita è il Creatore, “principio e autore di ogni bellezza”.
Da regole ed esortazioni [FF 31]
L’elemosina è l’eredità e la giustizia che è dovuta ai poveri; l’ha acquistata per noi il Signore nostro Gesù Cristo. E i frati che si affaticano per procurarla avranno una grande ricompensa e la fanno guadagnare e acquistare a quelli che fanno elemosina: poiché tutte le cose che gli uomini lasceranno nel mondo, periranno, ma della carità e delle elemosine che hanno fatto, riceveranno il premio dal Signore.
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