Mercoledì XIX Settimana del Tempo ordinario
Dt 34,1-12 Sal 65 Mt 18,15-20
“A te Pietro darò le chiavi del regno dei cieli: tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli” (Mt 16,19)
Dopo aver parlato del rischio dello scandalo, Gesù ora ci fa riflettere sull’atteggiamento che la comunità deve tenere nei confronti di chi si è perduto. E propone due passi concreti: la carità della correzione fraterna e la fiducia nella preghiera di intercessione. Innanzi tutto, chi vede il fratello sbagliare, “va”: non si ferma a mormorare, non resta a guardare ma si prende cura, si mette in azione mosso dalla carità. Il gesto d’amore della correzione fraterna – se è gesto d’amore – può liberare un fratello dal peccato. L’altro passo è la preghiera: ogni credente è chiamato a sostenere, attraverso l’intercessione, coloro che sbagliano, che perdono la strada. Non tanto come singolo, ma insieme agli altri, nella Chiesa. Per pregare insieme, dice Gesù, bisogna volere la stessa cosa: qui è usato il verbo symphōnéō che nel greco esprime l’accordo degli strumenti nella musica. La comunità cristiana ha il potere di sciogliere ciò che è “legato sulla terra” dalla schiavitù del peccato (cfr. 16,19), perché tutti vivano l’armonia della vera gioia: sapersi figli amati e liberi.
Dal Testamento [FF 110] Il Signore dette a me, frate Francesco, d’incominciare a fare penitenza così: quando ero nei peccati mi sembrava cosa troppo amara vedere i lebbrosi e il Signore stesso mi condusse tra loro e usai con essi misericordia. E allontanandomi da essi, ciò che mi sembrava amaro mi fu cambiato in dolcezza d’animo e di corpo. E di poi, stetti un poco e uscii dal mondo.
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