Giovedì IV Settimana di Pasqua
At 13,13-25 Sal 88 Gv 13,16-20
“Sapendo queste cose, siete beati se le mettete in pratica” (Gv 13,17)
Gesù esorta la comunità ad accogliere i discepoli, non perché migliori o perfetti, ma perché inviati da lui. Accogliere loro è accogliere Lui stesso, e chi accoglie Gesù accoglie il Padre. Come sempre, queste parole il Maestro le dice e prima ancora le vive. Siamo nel cenacolo, Gesù ha appena lavato i piedi a tutti i suoi discepoli, incluso Giuda. Ha predetto il suo tradimento, prima che accada, perché una volta avvenuto tutti possano riconoscere la sua divinità (“Io sono”). Ma soprattutto, ha mostrato che anche Giuda è amato dal Padre, e che amarlo fino alla fine non è uno spreco. Fino all’ultimo Gesù ha cercato di attrarre Giuda al bene, facendosi servo pur essendo “padrone”.
Dalla Lettera a un ministro [FF 235]
E in questo voglio conoscere se tu ami il Signore e ami me servo suo e tuo, se farai questo, e cioè: che non ci sia mai alcun frate al mondo, che abbia peccato quanto poteva peccare, il quale, dopo aver visto i tuoi occhi, se ne torni via senza il tuo perdono misericordioso, se egli lo chiede; e se non chiedesse misericordia, chiedi tu a lui se vuole misericordia. E se, in seguito, mille volte peccasse davanti ai tuoi occhi, amalo più di me per questo: che tu possa attrarlo al Signore; e abbi sempre misericordia di tali fratelli.
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