Mercoledì 31 dicembre, Ottava di Natale
1Gv 2,18-21 Sal 95 (96) Gv 1,1-18
“Dio ha mandato nel mondo il suo Figlio unigenito, perché noi avessimo la vita per mezzo di lui” (1Gv 4,9)
Nel prologo, così come in tutto il suo vangelo, l’evangelista Giovanni più che raccontare i fatti della vita di Gesù, trasmette la sua contemplazione di questi avvenimenti. Questo rende il Vangelo allo stesso tempo semplice ma difficile da spiegare. L’unico modo per entrare, è quello di assumere a nostra volta la prospettiva di chi contempla, di chi fissa lo sguardo su ciò che desta meraviglia o riverenza, e rimane lì, a lungo.
Guardando così a Gesù, riconosciamo in Lui, nella sua carne mortale e nel suo modo umano di vivere, l’immagine di Dio. Gesù, vivendo in pienezza nella nostra carne rivela, come in una narrazione, chi è Dio: Parola che si dona e donandosi crea e dona vita. Ecco che ascoltare la Parola significa “accoglierla”, farla diventare carne, diventare ciò che si ascolta: A quanti lo hanno accolto ha dato potere di diventare figli di Dio.
Dalla Leggenda Maggiore di San Bonaventura [FF 1163]
Cristo Gesù crocifisso dimorava stabilmente nell’intimo del suo spirito, come borsetta di mirra posta sul suo cuore; in lui bramava trasformarsi totalmente per eccesso e incendio d’amore
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