Lunedì I Settimana di Avvento
Is 2,1-5 Sal 121 Mt 8,5-11
“Tutta la folla cercava di toccarlo, perché da lui usciva una forza che guariva tutti” (Lc 6,19)
Più che una guarigione, Gesù qui vuole riaccogliere una persona esclusa, lontana dalla comunità. Come farà con il lebbroso impuro e con la suocera di Pietro. Risana le persone, ma anche le relazioni ferite e spezzate, donando a chi è infermo la possibilità di tornare a vivere in mezzo agli altri. Qui guarisce il servo di un centurione, un combattente. È curioso pensare che durante la sua predicazione Gesù ha sempre insegnato ai discepoli ad essere operatori di pace, ad offrire l’altra guancia e il perdono. A Pietro darà un duro rimprovero, quando tenterà di mettere mano alla spada (cfr Gv 18,11). Eppure nell’incontro con questo centurione, uomo di armi, Gesù non giudica, si fa semplicemente vicino al suo dolore, sorprendendosi con gioia per la sua fede pura e grande. Il Signore arriva a “disarmarsi” per guarire il dolore con l’amore e la compassione. Come farà sulla Croce: disarmato e nudo, verrà trafitto proprio dalla lancia di un soldato (cfr 19,34) e trasformerà quella violenza in amore e salvezza per tutti.
Dalla Leggenda Maggiore di San Bonaventura [FF 1031] Mentre dormiva, dalla clemenza di Dio gli fu mostrato un palazzo grande e bello, pieno di armi contrassegnate con la croce di Cristo (…) Ignorando ancora le disposizioni di Dio, decise di recarsi in Puglia al servizio di un nobile conte, con la speranza di acquistare in questo modo quel titolo di cavaliere che la visione gli aveva indicato. Di lì a poco si mise in viaggio; ma, appena giunto nella città più vicina, udì nella notte il Signore che in tono familiare gli diceva: «Francesco, chi ti può giovare di più: il signore o il servo, il ricco o il povero?». «Il signore e il ricco», rispose Francesco. E subito la voce incalzò: «E allora perché lasci il Signore per il servo; Dio, così ricco, per l’uomo, così povero?». Francesco, allora: «Signore, che cosa vuoi che io faccia?».
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