Giovedì 25 dicembre, Natale del Signore
Is 9,1-6 Sal 95 Tt 2,11-14 Lc 2,1-14 “Ti benedico, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli” (Mt 11,25)
Nella Notte santa ascoltiamo l’annuncio della nascita di Gesù. L’evangelista Luca ci racconta del censimento di Cesare Augusto, non tanto come nota storica, quanto per sottolineare la distanza tra la regalità del mondo e quella del Figlio di Dio che viene nel mondo. L’imperatore, che allora era definito il “salvatore”, non può dare la salvezza. Anzi: colui che ordina il censimento di tutta la terra diventa un semplice strumento del piano di Dio. Un accento forte del racconto è rappresentato dall’annuncio dell’angelo ai pastori che facevano la guardia al loro gregge. Il Signore che viene nel mondo si manifesta innanzi tutto alla categoria più umile e disprezzata, gente che dormiva all’aperto tra bestie e sporcizia, uomini che erano associati a situazioni di tenebre e peccato. Il Salvatore sceglie proprio loro come destinatari del primo annuncio di pace. Il profeta Isaia sembra prevedere questa scelta sorprendente, quando dice: “il popolo che camminava nelle tenebre ha visto una grande luce; su coloro che abitavano in terra tenebrosa una luce rifulse” (Is 9,1).
Dalla Leggenda Maggiore di San Bonaventura (FF 1052) In ogni predica, all’esordio del discorso, Francesco salutava il popolo con l’augurio di pace, dicendo: «Il Signore vi dia la pace!». Aveva imparato questa forma di saluto per rivelazione del Signore, come egli stesso più tardi affermò. Fu così che, mosso anch’egli dallo spirito dei profeti, come i profeti annunciava la pace, predicava la salvezza (Is 52,7) e, con le sue ammonizioni salutari, riconciliava in un saldo patto di vera amicizia moltissimi che prima, in discordia con Cristo, si trovavano lontani dalla salvezza.
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