Giovedì XXXI Settimana del Tempo Ordinario
Rm 14,7-12 Sal 26 Lc 15,1-10
«Ho trovato la mia pecora» (Lc 15,6)
Davanti al Signore, nella verità, siamo pecore perdute. Siamo l’unica pecora perduta mentre le altre novantanove sono tornate all’ovile. Non possiamo permetterci di mormorare contro altri, di disprezzare o giudicare il fratello, perché il nostro disprezzo ricade su di noi: ciascuno di noi renderà conto di se stesso a Dio. Non c’è merito davanti al Signore, ma solo grazia. Grazia di essere suoi. Grazia di essere amati fino alla fine. L’amore del Signore ci trova e ci permette di ritrovarci. Di fronte al nostro perderci il Signore riversa ancora più abbondante la sua predilezione, e ci trova riportandoci a gioire con lui. Siamo del Signore: peccatori che hanno sempre bisogno di avvicinarsi a Gesù.
Dalle Ammonizioni [FF 169]
Beato il servo il quale non si ritiene migliore, quando viene magnificato ed esaltato dagli uomini, di quando è ritenuto vile, semplice e spregevole, poiché quanto l’uomo vale davanti a Dio, tanto vale e non di più. Guai a quel religioso che dagli altri è posto in alto, e per sua volontà non vuole discendere. E beato quel servo che non viene posto in alto di sua volontà e sempre desidera stare sotto i piedi degli altri.
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