Sabato XXVI Settimana del Tempo ordinario
Sir 50, 1,3-7; Sal 15; Gal 6,14-18; Mt 11,25-30 San Francesco d’Assisi, Solennità
“Imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per le vostre anime” (Mt 11,29)
Oggi sarà bello sostare sull’invito di Gesù: “imparate da me”, farlo risuonare in noi, pensando all’esperienza di San Francesco. In lui vediamo un uomo che si è realmente lasciato trasformare in una “nuova creatura”. Attraverso un costante cammino di conversione, ha continuamente imparato… Imparare da Gesù è mettersi dietro di Lui, non perderlo mai di vista, per fare come Lui fa. “Imparate”: è l’invito di chi, con fiducia, sa tenere insieme la nostra “incapacità” con il nostro “desiderio”. Nell’amore che prova per noi, il Signore mette già in conto i nostri poveri tentativi, le nostre fragilità, le nostre cadute e le nostre ripartenze. Francesco si è lasciato attirare da questo invito: “impara”. Ha cercato fino alla fine, chiedendo sempre al Signore: “chi sei tu? e chi sono io?”. Questo ci dice che avvicinarci al Signore in una amicizia sempre più profonda, ci aiuta anche a capire noi stessi e a scoprirci profondamente amati da Lui, proprio nella nostra piccolezza.
Dalla Vita prima di Tommaso da Celano [FF 480] Intanto studiava con tutta la sua mente e con tutto l’amore di conoscere in quale modo e per quale via e con quale desiderio potesse raggiungere un’unione ancora più perfetta con il Signore Dio, secondo il disegno e il decreto della sua volontà. E questa fu sempre la sua unica filosofia, il suo supremo desiderio nel quale bruciò finché visse; e chiedeva a tutti, ai semplici come ai sapienti, ai perfetti come agli imperfetti, come poter raggiungere la via della verità e pervenire a mete sempre più alte.
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