Sabato XXV Settimana del Tempo ordinario
Zc 2,5-9.14-15a Ger 31,10-12b.13 Lc 9,43b-45 San Vincenzo de’ Paoli, sacerdote
“Mettetevi in mente queste parole” (Lc 9,45)
La predicazione di Gesù finisce qui con questi versetti. Da ora inizia il suo silenzioso cammino verso Gerusalemme. Le ultime parole sono un insegnamento per il discepolo, un aiuto a comprendere e fissare dentro di sé la “necessità” della passione, per entrare già ora nella logica pasquale. Il Figlio dell’uomo qui si espone in tutta la sua fragilità: la totale consegna di sé nelle mani degli uomini. Anche gli uomini sono fragili, ma in modo diverso: lo sono perché hanno paura di accogliere la verità della salvezza, paura di porre domande per lasciare che Dio illumini il cuore e la mente. Ai discepoli di Emmaus, Gesù ricorderà proprio questo momento: “sono queste le parole che io vi dissi quando ero ancora con voi: bisogna che si compiano tutte le cose scritte su di me nella legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi” (24,44)
Dalla Leggenda maggiore [FF 1129]
“Una volta, nel giorno santo di Pasqua, siccome si trovava in un romitorio molto lontano dall’abitato e non c’era possibilità di andare a mendicare, memore di Colui che in quello stesso giorno apparve ai discepoli in cammino verso Emmaus, in figura di pellegrino, chiese l’elemosina, come pellegrino e povero, ai suoi stessi frati. Come l’ebbe ricevuta, li ammaestrò con santi discorsi a celebrare continuamente la Pasqua del Signore, cioè il passaggio da questo mondo al Padre, passando per il deserto del mondo in povertà di spirito, come pellegrini e forestieri e come veri ebrei. Poiché nel chiedere le elemosine egli non era spinto dalla brama del guadagno, ma dalla libertà dello Spirito, Dio, padre dei poveri, mostrava per lui una speciale sollecitudine”.
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