Sabato XXII Settimana del Tempo ordinario
Col 1,21-23 Sal 53 Lc 6,1-5
«Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà più fame e chi crede in me non avrà più sete» (Gv 6,35)
Paolo riconosce ai cristiani della Chiesa di Colossi di aver fatto un passaggio decisivo: da stranieri e nemici, intenti alle opere cattive sono diventati santi e immacolati. Tutto questo, grazie alla morte e resurrezione di Cristo che, obbediente al Padre, si è offerto come pane, per la salvezza di tutti. Nel brano del vangelo di oggi, Gesù risponde alla domanda dei farisei facendo riferimento ad un episodio del libro di Samuele, dove David con i suoi compagni, rimasti senza provviste, mangiarono i pani dell’offerta (cfr. 1Sam 21,2-7). Queste erano dodici focacce disposte in fila, davanti al Santo dei Santi nel tempio. Venivano disposti lì ogni sabato e solo i sacerdoti potevano mangiarne. Gesù sta dicendo che, come fece David, la Legge va interpretata con la flessibilità che richiede la vita, la necessità, l’amore. Ma sta soprattutto rivelando la sua dignità messianica e il suo legame speciale con il Padre.
Dalle Ammonizioni [FF 156] E sono uccisi dalla lettera quei religiosi che non vogliono seguire lo spirito della divina Scrittura, ma piuttosto bramano sapere le sole parole e spiegarle agli altri. E sono vivificati dallo spirito della divina Scrittura coloro che ogni scienza, che sanno e desiderano sapere, non l’attribuiscono al proprio io carnale, ma la restituiscono con la parola e con l’esempio all’altissimo Signore Dio, al quale appartiene ogni bene.
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