Martedì XXVI Settimana del Tempo ordinario
Zac 8,20-23 Sal 86 Lc 9,51-56
San Girolamo, sacerdote e dottore della Chiesa
“Da me, io non posso fare nulla. Giudico secondo quello che ascolto e il mio giudizio è giusto, perché non cerco la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato” (Gv 5,30)
Il viaggio di Gesù verso Gerusalemme è frutto di una scelta determinata e, al tempo stesso, il desiderio di compiere fino in fondo la volontà del Padre. Ci sono infatti due riferimenti significativi: la “ferma decisione” (alla lettera: il “volto indurito”) e “i giorni in cui sarebbe stato elevato in alto“. Ma il progetto di Dio e la ferma risoluzione di Gesù, in Lui coincidono perfettamente, sono la stessa cosa. La volontà di Dio è che Gesù sia “elevato in alto”. La sua salita è certo l’ascensione al cielo, ma anche la salita a Gerusalemme e, cioè, la sua passione e croce. C’è anche il riferimento ad Elia, il profeta che “salì nel turbine verso il cielo” (2Re 2,11). Gesù inizia il viaggio verso la città santa, proprio come un profeta, e un profeta rifiutato dai suoi. Gerusalemme è il luogo della sua “assunzione”, punto di arrivo del suo itinerario terreno e punto di partenza per tornare al Padre.
Dalla Lettera enciclica di frate Elia [FF 307] Questo egli ha fatto, come vera luce meridiana: Colui che sorge dall’alto illuminava il suo cuore e accendeva la volontà di lui con il fuoco del suo amore: ed egli predicava il regno di Dio e convertiva il cuore dei padri verso i figli e gli stolti alla prudenza dei giusti e in tutto il mondo ha preparato un popolo nuovo per il Signore. Il suo nome fu divulgato fino alle isole lontane, e tutta la terra ha guardato con stupore le sue mirabili imprese.
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