Lunedì XXII Settimana del Tempo ordinario
1Ts 4,13-18 Sal 95 Lc 4,16-30
Nella sinagoga si avverte un clima solenne, pieno di attesa, un susseguirsi di gesti precisi: Gesù legge il brano del profeta Isaia e poi gli occhi di tutti sono “fissi su di Lui”. Alcuni lo hanno capito, altri no: è proprio lui la persona di cui parla il profeta. Il suo ministero è accolto da alcuni, rifiutato da altri, proprio com’era accaduto ad Elia ed Eliseo. La sua missione, infatti, è in continuità con quella dei profeti che lo hanno preceduto e annunciato. La citazione di Isaia insiste sulle parole di consolazione, di cura e predilezione per i dimenticati e i sofferenti. Tuttavia c’è una novità. Infatti, oltre ad annunciare la buona notizia della salvezza, Gesù si fa presente lui stesso come salvezza di ogni uomo. È lui la salvezza, lui la incarna, la realizza totalmente con il dono amorevole e obbediente della sua vita.
Dall’Orazione sul “Padre nostro” [FF 269]
Venga il tuo regno: affinché tu regni in noi per mezzo della grazia e ci faccia giungere nel tuo regno, dove la visione di te è senza veli, l’amore di te è perfetto, la comunione con te è beata, il godimento di te senza fine.
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