Venerdì VI Settimana di Pasqua
At 18,9-18 Sal 46 Gv 16,20-23
“Questo vi ho detto perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena” (Gv 15,11)
Il Vangelo di ieri parlava di tristezza e di gioia. Oggi anche di dolore e di gioia. Il dolore lo sperimentiamo certamente quando arriva, senza cercarlo, ma possiamo anche negarlo. Il dolore, poi, è anche una scelta, quando decido di stare o addirittura entrare dentro le situazioni faticose. Cosa spinge a questo? L’amore, la dedizione, la promessa del di più. Dolore del parto e gioia della vita: paragone comprensibilissimo, perché sono due momenti legati indissolubilmente. La gioia del frutto fa dimenticare il dolore sperimentato quando è veicolo di quel frutto. È come il seme che muore e genera vita! Generare vita comporta sempre un dolore, un rompersi, una potatura. È la speranza che ci fa sopportare la mancanza e la morte; è la speranza che ci permette di donare e attendere. Nella relazione con il Signore siamo chiamati a stare, a volte anche sperimentandone l’assenza, continuando a credere, ad amare nella speranza. Lui è lì che ci aspetta donandoci oggi la gioia. Ma anche indicandoci che il frutto più duraturo sarà quello dell’eternità, dove potremo contemplare il Suo volto … E allora ci sarà gioia piena, gioia che nessuno potrà mai toglierci.
Dalle lettere di Santa Chiara alla Beata Agnese di Praga [FF 2880]
Se con Lui soffrirai, con Lui regnerai; se con Lui piangerai, con Lui godrai; se in compagnia di Lui morirai sulla croce della tribolazione, possederai con Lui le celesti dimore nello splendore dei santi, e il tuo nome sarà scritto nel Libro della vita e diverrà famoso tra gli uomini.
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