Giuseppe da Leonessa, sacerdote francescano (1556-1612), santo
04 Febbraio
I genitori, che lo avevano chiamato al battesimo Eufranio, muoiono in breve tempo quando lui è ancora piccolo. A Leonessa (Rieti) viene in contatto con i frati cappuccini e decide di prendere anche lui il saio. Eufranio entra sedicenne nel loro convento di Assisi, fa il noviziato, a 17 anni già pronuncia i voti e prende il nome di fra Giuseppe. Il suo sogno è la missione. E si realizza per lui a 31 anni, quando il suo Ordine lo manda con altri a Costantinopoli, l’antica capitale dell’Impero romano d’Oriente, che da un secolo è capitale dell’Impero turco. Fra Giuseppe si prodiga nell’assistenza ai cattolici in prigionia, ai malati, nel collegamento con i gruppi cattolici occidentali che sono a Costantinopoli per lavoro e commercio. Ma il suo temperamento lo spinge a fare di più, e subito: pensa di annunciare il Vangelo anche ai turchi, di rivolgersi personalmente al sultano Murad III. Anzi, tenta di infilarsi nel suo palazzo. E così lo arrestano come sovversivo, poi lo tengono per tre giorni appeso per una mano e un piede a un’alta trave, sotto la quale è acceso un fuoco. Infine, espulso, torna in Italia a fare il predicatore itinerante. Si impone ritmi quasi incredibili, che sfiancano i suoi compagni di missione: anche sei-sette prediche in un giorno; e pochissimo riposo, perché è importantissimo anche il colloquio con la persona singola, la famiglia singola. O con chi è condannato a morte e lo vuole accanto a sé nel carcere, per le ultime ore di vita. Per i malati, si sforza di far sorgere piccoli ospedali e ricoveri; a volte ci lavora anche con le braccia. E combatte l’usura che dissangua le famiglie, facendo nascere Monti di Pietà e Monti frumentari, per il piccolo credito a tasso sopportabile. Muore tra i cappuccini di Amatrice, a 56 anni, per una malattia molto dolorosa.