Chiara Agolanti da Rimini, clarissa (1280-1326), beata

10 Febbraio

Chiara passò la sua giovinezza cavalcando e giostrando, tra gli scandali e le dicerie della gente, ribelle alle pratiche religiose che la madre cercava di inculcarle. Morta la madre, il padre si risposò e lei divenne ancora più indipendente. Giovanissima sposò il figlio della matrigna ma rimase vedova dopo tre anni. Il padre e il fratello morirono lo stesso giorno in guerra, così che tutte le ricchezze della famiglia Agolanti si accentrarono nelle mani della giovane vedova. Fu richiesta in sposa da un nobile altrettanto dissipato e lei acconsentì a patto che potesse continuare lo stesso modo di vivere. Un giorno, per curiosità, entrò nella chiesa dei frati minori conventuali, S. Maria in Tribio, e si sentì dentro di sé per la prima volta turbata e agitata: tornata a casa si rinchiuse nella sua stanza, dove gettatosi a terra ebbe un pianto dirotto di pentimento e decise allora di mutare vita. Cominciò un’esistenza di pietà, di opere buone, di penitenza, convertendo anche lo sposo, che due anni dopo morì in modo cristiano. A quel punto Chiara non pose più limiti alle sue penitenze che divennero terribili, animata da un fuoco d’espiazione che la divorava. Quando alcune donne di grande fervore si riunirono intorno a lei disposte a fare una vita di clausura e di penitenza, Chiara fondò un piccolo convento; ottenne la benedizione del vescovo di Rimini, recandosi poi alla Chiesa Cattedrale per emettere i voti religiosi, secondo la Regola di santa Chiara. Morì a 46 anni, consumata dalle penitenze e dalla contemplazione. Per antica tradizione gode del culto di Beata.
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Messaggero di Sant'Antonio