Martedì XXV Settimana del Tempo ordinario
Esd 6,7-8.12.14-20 Sal 121 Lc 8,19-21
Girando lo sguardo su quelli che erano seduti attorno a lui, disse: “Ecco mia madre e i miei fratelli!” (Mc 3,34-35)
Gesù è il Verbo del Padre, la “parola” che si fa vicina a noi per essere ascoltata e messa in pratica. Proprio come Maria che, all’inizio del suo vangelo, Luca ci presenta come “serva del Signore”. Qui invece ci viene presentata come “la madre”. Maria rimane per noi un modello, una strada favorevole per avvicinarci al Signore e vederlo, colei che “ascolta le parole e le mette in pratica”. Con la vita, dà vita alla parola, attraverso cambiamenti concreti, passi di novità, ricerca instancabile di Gesù, anche in mezzo agli ostacoli. Non si tratta dunque di “scavalcare” la folla per avvicinarsi a Gesù. Ma si tratta di mettersi in ascolto, insieme a tutta la comunità che lo cerca, e su cui il Signore volge uno sguardo di condiscendenza e di amore (cf. Mt 12,49; Mc 3,34). Ascoltando con disponibilità, non solo vediamo il Signore, ma vediamo meglio anche i fratelli, nella verità e nell’amore. Perché ogni fratello può essere oggi una “parola” di Dio per me.
Dal Testamento [FF 110] Il Signore dette a me, frate Francesco, di incominciare a fare penitenza così: quando ero nei peccati mi sembrava cosa troppo amara vedere i lebbrosi, e il Signore stesso mi condusse tra loro e usai con essi misericordia. E allontanandomi da loro, ciò che mi sembrava amaro mi fu cambiato in dolcezza di animo e di corpo. E in seguito, stetti un poco e uscii dal secolo.
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