Mercoledì XXI Settimana del Tempo Ordinario
1Ts 2,9-13 Sal 138 Mt 23,27-32
Santa Monica, memoria
“Scrutami, Dio, e conosci il mio cuore,
provami e conosci i miei pensieri:
vedi se percorro una via di menzogna
e guidami sulla via della vita” (Sal 138,23-24)
Ascoltiamo oggi le ultime due accuse di Gesù ai farisei, legate ancora una volta alla doppiezza e all’apparenza. Secondo le prescrizioni bibliche, il contatto con un cadavere o sepolcro rendeva una persona impura a livello rituale, cioè momentaneamente impedita a celebrare il culto. Per evitare che i pellegrini che giungevano a Gerusalemme incappassero in questa impurità, era abituale imbiancare i sepolcri, così da renderli visibili. Questo però, ovviamente, non ne cambiava la natura. Gesù usa così questa immagine, per smascherare la falsa integrità di scribi e farisei, la cui purezza è solo apparente, esteriore, serve solo ad essere vista. La mancanza di verità non permette la conversione, e così si diventa complici dello stesso male che si denuncia a parole.
Dalle Ammonizioni [FF 169]
Beato il servo il quale non si ritiene migliore, quando viene magnificato ed esaltato dagli uomini, di quando è ritenuto vile, semplice e spregevole, poiché quanto l’uomo vale davanti a Dio, tanto vale e non di più. Guai a quel religioso che dagli altri è posto in alto, e per sua volontà non vuole discendere. E beato quel servo che non viene posto in alto di sua volontà e sempre desidera stare sotto i piedi degli altri.
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