Sabato XIX Settimana del Tempo ordinario
Gs 24,14-29; Sal 15 Mt 19,13-15
“Ecco, com’è bello e com’è dolce che i fratelli vivano insieme! È come la rugiada dell’Ermon, che scende sui monti di Sion. Perché là il Signore manda la benedizione, la vita per sempre” (Sal 133)
In questo vangelo di Matteo, nei versetti precedenti, erano i farisei a provocare Gesù sulla questione del ripudio. Questa volta invece sono i discepoli a voler allontanare, separare ciò che Dio unisce con la sua benedizione. I discepoli stanno infatti rimproverando quelli che vogliono portargli i bambini perché li benedica. Il verbo che descrive la reazione di Gesù, in difesa di queste persone, è tradotto precisamente con: “non impediteglielo più”. Ci fa pensare ad un’azione già in corso che Gesù vuole interrompere, in modo forte, autorevole, definitivo. Questo episodio sembra in continuità con quello precedente. Ci dice che per capire la Legge di Dio, anche quella inerente al matrimonio, per comprendere e mettere in pratica l’insegnamento sul Regno, è necessario tornare ad essere bambini e fidarsi della parola di Dio che è sempre amore, benedizione e vita.
Dalla Leggenda maggiore di San Bonaventura [FF 1142] Si chinava, con meravigliosa tenerezza e compassione, verso chiunque fosse afflitto da qualche sofferenza fisica e quando notava in qualcuno indigenza o necessità nella dolce pietà del cuore, la considerava come una sofferenza di Cristo stesso. Aveva innato il sentimento della clemenza, che, la pietà di Cristo, infusa dall’alto, moltiplicava.
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