Giovedì XXVII settimana del Tempo Ordinario
Ml 3,13-20 Sal 1 Lc 11,5-13
“Avrò cura di loro come il padre ha cura del figlio” (Ml 3,17)
Nei due brani del vangelo di oggi prosegue l’insegnamento sulla preghiera. Oltre a rivolgersi a Dio come Padre, Gesù suggerisce di rivolgersi a Lui come a un amico, con il quale essere “invadenti”, cioè “sfacciati”, “insolenti”, “fuori dalle regole sociali costituite”. Tra amici non ci si attiene al buon costume, si va subito al sodo e si osa chiedere senza troppo pudore. Non si tratta di mancanza di rispetto, ma di confidenza, di intimità. E se questo paragone fra noi uomini e donne non vale sempre, perché “siamo cattivi”, è invece sempre vero che il Padre è buono e che se temporeggia è perché impariamo a chiedere l’unica cosa di cui c’è bisogno, ciò che davvero è buono.
Dalla Leggenda Maggiore [FF 1034-1035]
Cercava luoghi solitari, amici al pianto; là, abbandonandosi a lunghe e insistenti preghiere, fra gemiti inenarrabili, meritò di essere esaudito dal Signore. Mentre infatti un giorno pregava, così isolato dal mondo, ed era tutto assorto in Dio, nell’eccesso del suo fervore, gli apparve Cristo Gesù , come uno confitto in croce. Al vederlo, si sentì sciogliere l’anima […]. L’uomo di Dio comprese che, per mezzo di questa visione, veniva detta per lui quella massima del Vangelo: Se vuoi venire dietro a me, rinnega te stesso, prendi la tua croce e seguimi.
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