Mercoledì VII Settimana di Pasqua
At 20,28-38 Sal 67 Gv 17,11b-19
“Il Padre mio, che me le ha date, è più grande di tutti e nessuno può strapparle dalla mano del Padre” (Gv 10,29)
Come visto ieri, nella “preghiera sacerdotale”, Gesù intercede per i suoi presso il Padre, primi fra tutti i discepoli storici, i suoi amici. La Parola che hanno ricevuto ha rivelato loro il vero volto del Padre, aprendoli alla pienezza della gioia. Ma la Parola non è accolta da tutti, e Gesù sa che anche loro andranno incontro alla durezza del mondo e soprattutto alle insidie del male. Così dopo averli custoditi, Gesù li “rimette” nelle mani del Padre, dalle quali nessuno potrà strapparli. Rimanendo affidati a queste mani forti, i discepoli potranno continuare a manifestare al mondo l’amore fedele che hanno ricevuto, che si vive e si rivela nel fare la volontà del Padre.
Dalla Vita prima di Tommaso da Celano [FF 307]
Veramente la presenza del fratello e padre nostro Francesco era vera luce, non solo per noi che gli stavamo vicini, ma anche per quelli che erano lontani da noi per professione di vita. Era infatti una luce mandata dalla vera luce, che illuminava quanti erano nelle tenebre e sedevano nell’ombra della morte, per dirigere i loro passi sulla via della pace. Questo egli ha fatto, come vera luce meridiana: Colui che sorge dall’alto illuminava il suo cuore e accendeva la volontà di lui con il fuoco del suo amore: ed egli predicava il regno di Dio e convertiva il cuore dei padri verso i figli e gli stolti alla prudenza dei giusti e in tutto il mondo ha preparato un popolo nuovo per il Signore.
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