Lunedì XIII Settimana de Tempo ordinario
Gn 18,16-33 Sal 102 Mt 8 18-22
“Se noi abbiamo avuto speranza in Cristo soltanto per questa vita, siamo da commiserare più di tutti gli uomini. Ora, invece, Cristo è risorto dai morti, primizia di coloro che sono morti” (1Cor 15,19)
Nel vangelo Gesù passa e chiama i discepoli a seguirlo. Ma qui qualcuno lo chiede spontaneamente, dopo aver sentito le sue parole e visto le sue opere. Per tutti, comunque, il messaggio è chiaro: la missione è “un’altra riva” (v.18) che domanda un cuore libero e pronto. Per il discepolo che vuole andare a seppellire il padre, le parole del Signore sono forti. Tuttavia c’è una spiegazione che aiuta a capire meglio. In Palestina, ai tempi di Gesù, era solita la prassi della “sepoltura secondaria” dei defunti, compiuta molto tempo dopo la prima sepoltura. Solitamente il figlio aveva il compito di raccogliere le ossa del genitore, per riunirle a quelle degli altri familiari defunti. Ciò richiedeva tempi molto lunghi, dovuti anche alla necessità di purificazione di chi aveva contatto fisico con un defunto. Con le sue parole, dunque, Gesù non sta sminuendo l’onore che si deve ai propri cari, ma esortando all’urgenza della missione, l’annuncio improrogabile del Regno che viene, e che non può aspettare.
Dalla Vita prima di Tommaso da Celano [FF 332] Così il beato servo dell’Altissimo, sospinto e preparato dallo Spirito Santo, essendo scoccata l’ora stabilita si abbandona all’impulso della sua anima: calpesta i beni di questo mondo per la conquista di beni migliori. D’altronde non gli era più permesso differire: una epidemia mortifera si era diffusa ovunque, paralizzando a molti le membra in modo tale che avrebbe tolto loro anche la vita, se il Medico avesse tardato anche solo per poco.
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