Giovedì XIII Settimana del Tempo Ordinario
Ef 2,19-22 Sal Gv 20,24-29 San Tommaso apostolo
“Se non vedete segni e prodigi, voi non credete” (Gv 4,48).
Oggi la festa di Tommaso ci ricorda la fatica e la bellezza del credere pur senza vedere. La resistenza dell’apostolo, seguita dalla sua sincera professione di fede, sono un invito alla fiducia per i credenti di ogni tempo. Inizialmente in Tommaso c’è il dubbio, il sospetto e quell’umano bisogno di prove tangibili e certe. “Otto giorni dopo”, scrive Giovanni: un particolare che trae origine dalla prassi liturgica. Al tempo dell’evangelista, infatti, la domenica era già il giorno in cui la comunità si riuniva per spezzare il pane (cfr At 20,7). Proprio qui per la prima volta appare il Signore risorto. Giovanni, così, presenta l’assemblea radunata attorno al mistero dell’Eucaristia come il luogo privilegiato dove vedere e toccare la presenza Gesù, risorto e vivo in mezzo a noi.
Dalla Leggenda maggiore di San Bonaventura [FF 1251]
L’uomo beato, appena fu assunto a godere la luce del volto di Dio, incominciò a risplendere per grandi e numerosi miracoli. Così quella santità eccelsa, che durante la sua vita si era manifestata al mondo con esempi di virtù perfetta a correzione dei costumi, ora che egli regnava con Cristo, veniva confermata da Dio onnipotente per mezzo dei miracoli, a pieno consolidamento della fede. I gloriosi miracoli, avvenuti in diverse parti del mondo, e i generosi benefici impetrati per la sua intercessione infiammavano moltissimi fedeli all’amore di Cristo e alla venerazione per il santo. Poiché la testimonianza delle parole e dei fatti proclamava ad alta voce le grandi opere che Dio faceva per mezzo del suo servo Francesco, ne giunse la fama all’orecchio del sommo pontefice, papa Gregorio IX.
Lascia un commento
Devi eseguire il login per commentare.