Mercoledì II Settimana di Pasqua
Atti 5, 17-26 Sal 33 Gv 3,16-21
“Gli uomini hanno amato più le tenebre che la luce“ (Gv 3,20)
Il buio nasconde meglio le bruttezze del peccato. Diceva Papa Francesco che “gli occhi dell’anima rischiano di abituarsi al buio, al peccato, al vizio”. I sadducei sono pieni di gelosia, perché, abituati a ricercare sé stessi, ormai non vedono più il loro errore, non riescono a vedere la verità. La gelosia, l’invidia, nascondono sempre la paura di perdere: perdere potere, stima, amore. Dagli Atti ascoltiamo che l’angelo del Signore dona agli apostoli “tutte le parole di vita”. La ricchezza immensa della Parola di Dio illumina il cammino quotidiano della Chiesa. E la Parola sempre ci rassicura dell’infinito amore di Dio: nel cuore del Padre, infatti, c’è posto per tutti e per ciascuno, sempre. Questa è la buona notizia, la realtà che ci libera dalla paura e dal male.
“Il riconoscimento che tutti i doni vengono da Dio, consente all’uomo di guardare quello che egli è realmente: una creatura di Dio a cui nulla appartiene che non gli venga dato dal Signore. In questo consiste il concetto di “vivere senza nulla di proprio”. Appropriarsi di ciò che è di Dio porta non solo all’orgoglio ma anche all’invidia. La fonte di ogni bene è Dio, è lui che ci dona i carismi per il bene dei fratelli (…) Se invece quello che appartiene alla mia vita me lo sono procurato da solo, se Dio non è padre ma uno che non vuole che io sia come lui, di conseguenza, il fratello diventa un nemico da eliminare. Come potrei allora vivere in un atteggiamento di ringraziamento per i doni ricevuti e di restituzione di questi doni sotto forma di servizio al prossimo?
(M. Dipalo, L’Ammonizione VIII di San Francesco)
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