Il Santorale Francescano
La Parola di Dio è faccenda “da compagnia”. In compagnia della Chiesa, che ce l’ha trasmessa. In compagnia di tanti cristiani che, anche a proprio rischio, la leggono, la meditano e cercano di viverla. In compagnia di tanti santi: come sant’Antonio di Padova, che ad essa ha dedicato tutto se stesso, e la sua lingua, o come san Francesco, che se l’è trovata impressa nella carne! Come santa Chiara, che ne ha fatto la regola della vita sua e delle sue sorelle a S. Damiano. Come tanti santi francescani, frati, suore, laici: conoscerli ce li rende compagni di strada, giorno per giorno, possibilità concreta per noi di una vita vissuta per Dio e i fratelli. In una santità che trascina con sé tutto il “peso” della nostra carne, della nostra storia, dei nostri sogni e delle nostre fatiche. Come le belle illustrazioni di Luca Salvagno ci mostrano…
Carlo Borromeo, vescovo e francescano secolare (1538-1584), santo

Carlo della nobile famiglia dei Borromeo, nasce (Arona, 1538) destinato alla carriera ecclesiastica perché secondogenito. Conseguito il dottorato in diritto canonico e civile a Pavia, è chiamato a Roma dallo zio Pio IV e, a soli 21 anni, è cardinale. Partecipando al Concilio di Trento, matura lo scopo della sua vita: far rinascere nella Chiesa lo spirito del Vangelo. Consacrato vescovo, è inviato a reggere la diocesi di Milano. Percorre in lungo e in largo la diocesi, visitando anche il più sperduto paesino, preoccupato della formazione dei preti, della catechesi dei fedeli, delle condizioni della gente. Fonda seminari, edifica ospedali e ospizi, utilizzando i beni personali. È uomo di grande carità, e lo dimostra soprattutto in due occasioni: durante la carestia del 1570, quando distribuisce ai poveri più di tremila minestre al giorno, e in occasione della peste del 1576, passata per questo come la «peste di san Carlo». Muore sulla breccia, nel 1584, per le fatiche dell’ennesima visita pastorale.