Domenica 11 febbraio 2018, VIª DOMENICA TEMPO ORDINARIO
Dal Vangelo
Marco 1,40-45
In quel tempo, venne da Gesù un lebbroso, che lo supplicava in ginocchio e gli diceva: «Se vuoi, puoi purificarmi! ». Ne ebbe compassione, tese la mano, lo toccò e gli disse: «Lo voglio, sii purificato!». E subito la lebbra scomparve da lui ed egli fu purificato. E, ammonendolo severamente, lo cacciò via subito e gli disse: «Guarda di non dire niente a nessuno; va’, invece, a mostrarti al sacerdote e offri per la tua purificazione quello che Mosè ha prescritto, come testimonianza per loro». Ma quello si allontanò e si mise a proclamare e a divulgare il fatto, tanto che Gesù non poteva più entrare pubblicamente in una città, ma rimaneva fuori, in luoghi deserti; e venivano a lui da ogni parte.
Dalle Fonti
2 Celano 129: FF 713
Il Santo disse pure una volta: «Si deve provvedere a frate corpo con discrezione, perché non susciti una tempesta di malinconia. E affinché non gli sia di peso vegliare e perseverare devotamente nella preghiera, gli si tolga l’occasione di mormorare. Potrebbe infatti dire: – Vengo meno dalla fame, non posso portare il peso del tuo esercizio –. Se poi, dopo aver consumato vitto sufficiente borbottasse, sappi che il giumento pigro ha bisogno degli sproni e l’asinello svogliato attende il pungolo». Fu questo l’unico insegnamento nel quale la condotta del Padre non corrispose alle parole. Perché soggiogava il suo corpo, assolutamente innocente, con flagelli e privazioni e gli moltiplicava le percosse senza motivo (Pr 23,29). Infatti il calore dello spirito aveva talmente affinato il corpo, che come l’anima aveva sete di Dio, così ne era sitibonda in molteplici modi anche la sua carne (Sal 62,2) santissima.
Alla vita
Mi ha sempre colpito l’affermazione del lebbroso: “Se vuoi, puoi purificarmi”. Non è difficile immaginare il senso delle parole “se vuoi”; esse riflettono un rispetto profondo per Gesù a cui viene riconosciuta libertà sovrana e da cui non si pretende che operi il miracolo, ma glielo si chiede con umiltà e trepidazione. Invece mi sono spesso chiesto il perché del “puoi purificarmi”. Di sicuro il lebbroso riconosce un potere di Gesù: egli se vuole ha la capacità di purificarlo; non si parla soltanto di una guarigione fisica, ma anche di una riammissione alla comunità sociale da cui i lebbrosi erano esclusi. Tuttavia questa frase ai miei orecchi suona sempre più come una concessione che un riconoscimento; come se il lebbroso concedesse una facoltà a Gesù. In effetti è così: Dio non può nulla se non gli concediamo di entrare nella nostra intimità, nella sfera del nostro “privato” o del nostro “già progettato e stabilito”. La facoltà che Dio non ha, è quella di entrare prepotentemente in casa nostra e operare “di testa sua” per guidarci al bene. Questa facoltà occorre concedergliela.
Lascia un commento
Devi eseguire il login per commentare.